Massimo Troisi
Napoli

Massimo Troisi: l’attore figlio del Vesuvio

Intro: Massimo Troisi, attore, comico, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano. Conosciamo meglio colui che ha lasciato un segno indelebile nel cinema!

Se parliamo degli autori più geniali dell’ultimo secolo per quanto riguarda il cinema italiano, Massimo Troisi è sicuramente uno dei migliori.

Uomo, attore, regista, sceneggiatore, comico napoletano che ha mostrato al mondo un altro volto di Napoli, al di là degli stereotipi di pizza, spaghetti e mandolino.

Il suo linguaggio spesso era dialettale, ma riusciva a renderlo più simile all’italiano per ottenere una comprensione da un pubblico più ampio.

Il suo stile era inconfondibile ed esaltava una capacità espressiva, verbale, mimica e gestuale.

I suoi film raccontavano una Napoli libera da luoghi comuni, Massimo Troisi riusciva a raccontare le criticità della città con autenticità.

Era soprannominato “il comico dei sentimenti” o il “Pulcinella senza maschera”, considerato istintivo erede di Eduardo e di Totò, accostato anche a Buster Keaton e Woody Allen.

Con lui nacque una nuova tipologia di antieroe, vittima dei tempi moderni, con uno sguardo vigile alla Napoli post terremoto del 1980, alle nuove ideologie, al femminismo e all’autoironia crescente.

Ecco perché ho pensato di scrivere un articolo su uno dei miei attori e registi napoletani preferiti, per non dimenticarlo e scoprire alcune curiosità su di lui. Conosciamolo meglio!

Massimo Troisi: infanzia

“Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.”

Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, il 19 febbraio del 1953, ultimogenito dei sei figli.

Nel 1951 la famiglia si trasferisce a Via Cavalli di Bronzo 31 assieme ai nonni materni, uno zio e una zia con i loro cinque nipoti.

L’indirizzo è lo stesso che il padre di Gaetano darà alla Madonna nella sua supplica serale in Ricomincio da tre.

Il suo successo inizia da neonato, quando sua madre spedisce una sua foto alla Mellin, che lo sceglie come testimonial per una campagna pubblicitaria del latte in polvere.

Massimo Troisi sin da piccolo è affetto da febbre reumatica, causa di una grave degenerazione della valvola mitrale, complicata dallo scompenso cardiaco, che gli sarà fatale a soli 41 anni.

Nonostante i suoi problemi di salute, comincia a costruirsi il suo futuro, scrivendo poesie e dedicandosi al teatro.

Esordi a teatro

A soli 15 anni esordisce nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna insieme con alcuni amici d’infanzia, tra i quali Lello Arena, Nico Mucci e Valeria Pezza.

Troisi era molto timido, ma l’esordio sul palco del teatro parrocchiale fu casuale, dovuto all’improvviso forfait di uno degli attori protagonisti.

Nel febbraio del 1970, assieme a Costantino Punzo, Peppe Borrelli e Lello Arena, mise in scena una farsa di Antonio Petito, ‘E spirete dint’ ‘a casa ‘e Pulcinella.

Era il momento del teatro alternativo d’avanguardia e tutti volevano usare Pulcinella, ma Massimo pensava:

“bisognasse essere napoletano, ma senza maschera, mantenere la forza di Pulcinella: l’imbarazzo, la timidezza, il non sapere mai da che porta entrare e le sue frasi candide”.

Recitò in diversi spettacoli con gli amici del teatro, il gruppo Rh-Negativo, ai quale si aggiunse qualche tempo dopo Enzo Decaro.

Il gruppo trattava tematiche d’avanguardia sociale come le lotte operaie, le difficoltà delle ragazze madri, l’emigrazione e l’aborto.

Questi argomenti non erano adatti al teatro della chiesa e il gruppo affittò un garage in via San Giorgio Vecchio 31 dove fondarono il Centro Teatro Spazio.

Recitavano per gusto e passione, spesso senza compenso, Troisi sempre in calzamaglia nera o con abiti semplici e scene e costumi essenziali.

Nel 1976 Troisi si sottopose a un intervento alla valvola mitrale a Houston e, quando rientrò in Italia, l’attore riprese immediatamente l’attività teatrale con gli amici di sempre.

La Smorfia: l’esordio televisivo negli anni ’70

Nel 1977, il gruppo rinominato I Saraceni e ridotto a Troisi, Arena e Decaro recitò al Sancarluccio di Napoli, in sostituzione ad un improvviso forfait di Leopoldo Mastelloni.

Il successo ottenuto fu clamoroso, soprattutto tra il pubblico giovanile.

Il nome La Smorfia fu dato al trio da Pina Cipriani, direttrice del Sancarluccio, che dopo aver chiesto il nome del gruppo ricevette come risposta una smorfia da Troisi.

Per scaramanzia, da bravi napoletani, i tre adottarono l’appellativo, che richiama una delle principali tradizioni napoletane nell’interpretazione dei sogni attraverso i numeri del lotto.

La consacrazione arrivò quando furono notati da Enzo Trapani e da Giancarlo Magalli ed esordirono nel programma televisivo Non stop e poi in Luna Park, il programma condotto da Pippo Baudo.

Il trio si sciolse definitivamente agli inizi degli anni ’80 per incomprensioni tra Troisi e Decaro.

Restano memorabili alcuni sketch, come:

  • l’Annunciazione, quando Troisi vestiva i panni dell’umile moglie di un pescatore scambiato da Lello Arena nei panni dell’Arcangelo Gabriele per la Vergine Maria;
  • la scena di Noè in cui Massimo cerca di ottenere dal Patriarca (Arena) il permesso di salire sull’Arca, spacciandosi per un animale immaginario, il Minollo, e sentendosi dire da Cam (Decaro): “Già ci stanno!”, riprova con altri animali inventati, i Rostocchi.

Debutto cinematografico: Ricomincio da Tre

Agli inizi degli anni ’80, il produttore Mauro Berardi propone a Massimo Troisi di scrivere, interpretare e dirigere un film tutto suo.

Nel giro di un anno, con l’aiuto di Anna Pavignano, Ottavio Jemma e Vincenzo Cerami, completò la sceneggiatura di Ricomincio da tre.

Il film fu girato in 6 settimane con un budget di 400 milioni di lire e quando uscì nelle sale cinematografiche italiane il 12 marzo 1981 conquistò immediatamente il pubblico.

Incassò 14 miliardi di lire al botteghino e vinse diversi riconoscimenti per la regia e per la sua interpretazione di Gaetano, due David di Donatello, tre Nastri d’argento e due Globi d’oro.

Il film racconta la condizione di Gaetano, un giovane napoletano degli anni ottanta in una realtà particolare, quella della Napoli del dopo terremoto e in un momento storico in cui le donne rivendicano la propria affermazione mettendo in crisi l’identità maschile.

Al giovane Gaetano, che da Napoli approda a Firenze, tutti si sentono in dovere di domandare se anche lui è emigrante, retaggio di una tradizione socio-culturale che vuole i giovani del Sud perennemente in cerca di fortuna nelle città del Nord Italia.

A questa domanda Gaetano replica che anche un napoletano può viaggiare per vedere, per conoscere, per entrare in contatto con una realtà diversa.

Scusate il ritardo: secondo successo cinematografico

Nel 1982, Troisi è chiamato da Rai 3, all’interno della serie “Che fai… ridi?!” che presentava la generazione dei nuovi comici italiani.

Massimo costruì il film Morto Troisi, viva Troisi!, nel quale inscena la sua morte prematura e la sua carriera viene raccontata postuma. Sembra quasi un presagio!

Troisi sovverte la narrazione introducendo elementi ironici e grotteschi, come l’apparizione di Roberto Benigni, finto napoletano, che parla male del morto, Marco Messeri travestito da cavallo arabo e Lello Arena nelle vesti di angelo custode.

Nel 1982 partecipa nei panni di sé stesso al film di Ludovico Gasparini “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, al fianco di Lello Arena.

Nel 1983 Massimo Troisi firma la sua seconda pellicola, Scusate il ritardo.

Le riprese cominciarono a Napoli il 20 settembre 1982 e vennero ultimate a novembre: il film uscì il 7 marzo 1983.

Troisi era un autore scomodo per il sistema consolidato del cinema, faceva i film quando ne aveva voglia e quando ne sentiva l’esigenza.

Il tema principale è l’amore e il rapporto difficile tra un uomo e una donna quando uno dei due, in questo caso Anna, interpretata da Giuliana De Sio, cerca nel partner una sicurezza e un sentimento che non potrà ricevere.

Scusate il Ritardo” è un richiamo all’attesa dell’uscita del film e anche un riferimento all’asincronia di alcuni rapporti di coppia.

La pellicola è molto autobiografia, poiché è l’espressione dei dubbi, dei timori e delle poche convinzioni dell’uomo Troisi.

Nel 1987, grazie al pareggio casalingo contro la Fiorentina, il Napoli di Ottavio Bianchi vinse il suo primo scudetto.

I tifosi esposero un grande striscione azzurro con scritto “Scusate il ritardo”, rendendo omaggio al film.

Non ci resta che piangere: la collaborazione con Benigni

Arriviamo ad uno dei miei film di Troisi preferiti, uscito nel 1984 e scritto, diretto e interpretato con l’amico Benigni: Non ci resta che piangere!

La trama narra le vicende di due amici che vengono catapultati, per uno strano scherzo del destino, nel lontano 1492.

I due decidono di impedire la partenza di Cristoforo Colombo e la Colonizzazione delle Americhe, così che nel presente la sorella di Benigni non soffra per l’abbandono del fidanzato americano Fred.

Sia Troisi che Benigni confermarono che non esisteva un vero e proprio copione, ma l’intera pellicola aveva un canovaccio per alcune scene e poi era basata sull’improvvisazione tra i due.

La coppia Troisi-Benigni funzionò a tal punto da essere accostata al duo Totò e Peppino, anche per la stesura della lettera al Savonarola, omaggio di quella in Totò, Peppino e la… malafemmina.

La filmografia degli anni ’90

Nel 1987 Troisi interpreta e gira Le vie del Signore sono finite, ambientato durante il periodo fascista, film che segna un passaggio importante nella sua evoluzione artistica.

Nel 1989 fu protagonista di Che ora è, pellicola incentrata sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, interpretati da Mastroianni e Troisi.

La coppia si aggiudicò ex aequo la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia e instaurò una profonda e sincera amicizia.

Nel 1990 collaborò per l’ultima volta con Ettore Scola nel film Il viaggio di Capitan Fracassa, in cui recitò nel ruolo di Pulcinella.

L’ultima regia di Troisi, dove è anche sceneggiatore e protagonista, è quella di Pensavo fosse amore… invece era un calesse del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri.

Il film parla esclusivamente di amore, e vengono analizzati i sentimenti della coppia moderna e le difficoltà di portare avanti un legame.

Le colonne sonore del film sono curate dall’amico e cantante napoletano Pino Daniele, soprattutto Quando che si ascolta nel finale e in più scene.

Il Postino e la morte prematura

“Un vero napoletano ti saprà dire che cosa stava facendo e dove si trovava quello sciagurato pomeriggio del 4 giugno del 1994, il giorno in cui si apprese della morte di Massimo Troisi.”
Luca Delgado

Nel 1993 Troisi subì un nuovo intervento negli Stati Uniti, che purtroppo non portò i risultati sperati.

Durante le riprese di Scusate il ritardo, il giornalista John Francis Lane incontrò Troisi a nome del regista Michael Radford per parlargli di Another Time, Another Place – Una storia d’amore.

L’attore napoletano non se la sentì di girare un film all’estero, ma nacque un’amicizia col regista e si promisero di fare presto una pellicola insieme.

L’occasione si presentò quando quando Nathalie Caldonazzo, ultima compagna di Troisi, gli regalò il libro Ardiente Paciencia, dello scrittore cileno Antonio Skármeta.

Edito in Italia da Garzanti con il titolo Il postino di Neruda, narra la nascita dell’amicizia tra un semplice postino e il famoso poeta Neruda, interpretato nel film da Philippe Noiret.

Troisi propose a Radford di dirigere le riprese, ma il cineasta britannico prendeva tempo così Massimo lo convinse con un piccolo inganno: disse di aver proposto la regia a Giuseppe Tornatore.

La sceneggiatura scritta principalmente da Radford, Troisi e Scarpelli fu ultimata a Los Angeles e l’attore napoletano ne approfittò per andare a Houston per un controllo al cuore.

Scoprì che entrambe le valvole al titanio si erano deteriorate e doveva sottoporsi d’urgenza ad un intervento, durante il quale ebbe un infarto, ma i medici riuscirono a tenerlo in vita.

La migliore soluzione proposta era il trapianto, ma coraggiosamente Troisi decise di girare prima il film.

Le riprese

Le riprese cominciarono nel 1993 a Pantelleria, proseguirono a Salina e si conclusero a Procida.

Il film non è fedele al romanzo di Skarmeta, sono presenti molte modifiche alla storia e il finale è completamente rivoluzionato.

Le condizioni di Troisi peggiorarono giorno dopo giorno, al punto da costringerlo a farsi sostituire da una controfigura, Gerardo Ferrara, nelle scene più faticose.

“Questo film lo voglio fare con il mio cuore” è quello che dichiarava.

Per l’accoglienza dei procidani durante le riprese sull’isola si impegnò a mostrarlo in anteprima nazionale proprio in un locale di Procida.

Purtroppo non poté essere spettatore perché morì nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese.

Era il 4 giugno 1994 e aveva appena 41 anni. Le spoglie di Massimo Troisi sono conservate nel Cimitero di San Giorgio a Cremano.

Il Postino ottenne un grandissimo successo e fu candidato a ben cinque Premi Oscar, ma si concretizzò solo quello per la migliore colonna sonora, scritta da Luis Bacalov.

L’amicizia tra Massimo Troisi e Pino Daniele

Troisi instaurò una grande amicizia con Pino Daniele, fatta di confidenze e di una profonda empatia, anche per i comuni problemi al cuore.

Il legame sincero culmina in un sodalizio artistico indimenticabile, concretizzatosi nelle colonne sonore realizzate da Pino Daniele nei film di Troisi: Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono finite, Pensavo fosse amore invece era un calesse.

Troisi scrisse ‘O ssaje comme fa ‘o core, una poesia messa in musica dall’amico Pino Daniele, un’allusione ai problemi al cuore e al romanticismo.

Tributi e omaggi

Dopo la sua morte furono tantissimi i tributi e gli omaggi resi al geniale attore napoletano.

Sono presenti almeno due tributi a Troisi nel film di Benigni “La vita è bella“:

Roberto Benigni gli dedicò una toccante poesia, che mi fa lacrimare ogni volta che la leggo:

  • Quello della scena del teatro dove Benigni cerca di far girare la maestra con la “telepatia” dicendo “voltati, voltati…”, scena ripresa da Ricomincio da tre, film in cui Troisi in una delle scene iniziali;
  • La celebre scena in cui Benigni per incontrare la maestra percorre tutto il quartiere in corsa sfinendosi. Sempre in “Ricomincio da tre” Troisi per incontrare la signorina del manicomio, appena arrivato a Firenze, gira di corsa intorno al palazzo.

La Poesia di Benigni per Troisi

Non so cosa teneva dint’a capa;
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!;
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m’ha mai parlato della pizza,
e non m’ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell’amato San Gennaro.

Nel 1996, a San Giorgio a Cremano è stato istituito in sua memoria il Premio Massimo Troisi, mentre nel 2003 gli è stato dedicato un museo e un istituto.

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