Procida
Napoli

Procida: i luoghi de “L’Isola di Arturo” di Elsa Morante

Intro: Procida, piccolo gioiello del Golfo di Napoli, con il suo profilo di casette colorate, circondata dal blu del mare, ha un fascino senza tempo. Così attraente anche per Elsa Morante, che vi ambientò il suo libro “L’isola di Arturo”. Seguiamone le tracce!

Procida è l’isola più piccola del Golfo di Napoli, un gioiellino mediterraneo fatto di casette colorate, barche di pescatori e mare, dove il tempo sembra essersi fermato.

Ogni anno, attira tantissimi turisti e nel 2022 sarà Capitale della Cultura, un traguardo molto importante.

Le cose da vedere a Procida non mancano, poiché arte, cultura, storia e tradizione, si fondono riuscendo a regalare percorsi turistici e luoghi di interesse da non perdere.

Leggete il mio articolo su “Cosa vedere a Procida” per maggiori informazioni sull’isola!

Oggi, voglio regalarvi un punto di vista diverso, un itinerario letterario: Procida sulle tracce de “L’isola di Arturo” di Elsa Morante, romanzo con il quale vinse il Premio Strega nel 1957.

Il libro è ambientato negli anni ’40 ed è la storia di un ragazzo, Arturo, orfano di madre, che cresce sull’isola, attendendo il ritorno a cadenza irregolare del padre e sognando di poter partire un giorno per il mondo con lui, in cerca di avventure.

Un giorno, il padre ritorna a casa con una moglie, una ragazzetta napoletana, di poco più grande di Arturo e il ragazzo dovrà abituarsi a questa nuova presenza e a tutto ciò che ne conseguirà.

Che io sia innamorata della scrittura di Elsa Morante non è un mistero e questo mi ha portato a pensare di realizzare un itinerario dei luoghi descritti nell’Isola di Arturo, anche se la scrittrice avverte che la narrazione è solo ispirata e soggetta all’ “arbitrio dell’immaginazione”.

L’albergo Eldorado

Per iniziare il nostro itinerario nei luoghi de L’isola di Arturo, partiamo da dove il romanzo è nato, ovvero dal famoso Albergo Eldorado di via Vittorio Emanuele 225 a Procida.

Costruito nel 1800, divenne popolare negli anni ’50, quando ospitò personaggi illustri della letteratura italiana, come Vasco Pratolini e Alberto Moravia, accompagnato nell’estate del 1955, dalla moglie Elsa Morante.

Dai giardini dell’albergo, la scrittrice iniziò quelle che sono tra le sue pagine più belle, ispirata dalla vista sul mare e inebriata dal profumo di limoni.

L’Albergo Eldorado ha chiuso nel 1998 e il Comune aveva preso in gestione la struttura e i giardini di Elsa Morante (denominati così dai procidani) per dare a tutti la possibilità di visitarli.

Purtroppo, per alcune diatribe tra il Comune e i proprietari, attualmente è tutto chiuso e dovrete accontentarvi di sbirciare il giardino di limoni dal cancello.

Ma non perdetevi d’animo, perché anche se il luogo dove è stato scritto il romanzo non è accessibile al momento, sono visibili tutti gli altri posti che lo hanno ispirato.

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Una volta sbarcati sull’isola, proseguiamo quindi il nostro itinerario di Procida sulle tracce di Arturo.

Il Porto e la Chiesa di Santa Maria della Pietà

Il romanzo è diviso in 8 capitoli, suddivisi da tanti piccoli sotto capitoli, uno di questi (proprio nelle prime pagine) si intitola “L’isola” ed è una delle prove della maestria di Elsa Morante nel descrivere Procida.

Le isole del nostro arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Le loro terre sono per grande parte di origine vulcanica; e, specialmente in vicinanza degli antichi crateri, vi nascono migliaia di fiori spontanei, di cui non rividi mai più i simili sul continente. In primavera, le colline si coprono di ginestre: riconosci il loro odore selvatico e carezzevole, appena ti avvicini ai nostri porti, viaggiando sul mare nel mese di giugno.
Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali.

Non è solo l’isola ad essere protagonista delle descrizioni di Elsa, ma ciò che la ispira è anche il mare:

Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.

Dopo queste parole, arriviamo al porto di Procida, quello che accoglie ogni visitatore con il suo profilo di casette colorate: “Intorno al porto, le vie sono tutte vicoli senza sole, fra le case rustiche, e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa o cinereo”.

L’immaginazione di Elsa Morante ha modificato alcune zone del porto, tuttavia è possibile riconoscerne alcuni aspetti:

  • Statua o Monumento del Cristo Pescatore: potrebbe essere un riferimento all’icona del Cristo Crocifisso, conosciuto come Cristo dei Pescatori, situato nei pressi del porto;
  • Chiesa del Porto, la più antica dell’isola: sono quasi certa si tratti della Chiesa di Santa Maria della Pietà e di San Giovanni Battista, uno dei simboli di Procida.
Isola Di Arturo

L’Isola di Arturo e La Casa dei Guaglioni

Dal tetto della casa si può vedere la figura distesa dell’isola, che somiglia a un delfino; i suoi piccoli golfi, il Penitenziario e, non molto lontano, sul mare, la forma azzurra-purpurea dell’isola di Ischia“.

La Casa dei Guaglioni dove vive Arturo, ereditata dal padre, ipoteticamente è identificabile con l’Hotel La Vigna, nel pieno centro storico a Procida, a 15 minuti a piedi dal porto di Marina Grande e pochi minuti da Marina Corricella.

Immerso in un vigneto, nel quale si respira un’atmosfera tranquilla e dove da settembre è possibile aiutare lo staff dell’hotel nelle affascinanti fasi della vendemmia.

Se decidete di intraprendere l’itinerario letterario de L’isola di Arturo, valutate di prenotare una camera allAlbergo La Vigna, così da poter immaginare di alloggiare alla Casa dei Guaglioni.

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Terra Murata e Palazzo d’Avalos

Sulla collina di Terra Murata, il punto più alto dell’isola, si trova il borgo medievale, uno degli insediamenti più antichi.

Il luogo di principale interesse turistico, oltre al panorama incantevole, è Palazzo d’Avalos, costruito nel 1543 per ospitare i governatori dell’isola.

Ne L’isola di Arturo, questo palazzo viene nominato come “il Castello”, che con la sua imponente mole, nell’oscurità, fa apparire Procida come una fortezza in mezzo al mare, quando vista dalle navi a largo.

Palazzo d’Avalos fu trasformato in carcere dal 1830 al 1988 e così viene descritto da Arturo, che fin da piccolo esprime una simpatia per i detenuti, immaginandoli come eroi e condottieri, prigionieri di uno sfortunato destino.

Questo è il Penitenziario dove, nel libro, è richiuso Tonino Stella, l’amico del padre, e della cui scoperta scaturirà una svolta nella vita del ragazzo, ormai diventato adolescente.

L’isola di Vivara

Oggi, l’isola di Vivara è collegata a Procida da un ponte, ma dal libro sappiamo che, all’epoca di Arturo, era raggiungibile solo in barca.

Il ragazzo con la sua fedele cagnolina Immacolatella arriva a Vivara per le sue scorribande grazie alla sua barca, “La Torpediniera delle Antille”, sulla quale fa le prove di quelle che sogna saranno le sue avventure in mare.

“Quando, attraversato il piccolo stretto, sbarcavamo nell’isoletta deserta di Vivara, che è a pochi metri da Procida, i conigli selvatici fuggivano al nostro arrivo

Vivara è un’oasi naturalistica protetta dal 1974 ed è stata dichiarata Riserva Naturale dello Stato nel 2002.

L’isola di Arturo e il Belvedere Elsa Morante

Nel 2017, il Comune ha intitolato il Belvedere in via Pizzaco a Elsa Morante, come omaggio alla scrittrice che con la magia della sua penna ha impresso e diffuso la bellezza di Procida nel mondo intero.

Dal Belvedere Elsa Morante è possibile ammirare il panorama fino a Marina di Corricella e il suo borgo di pescatori, tanto caro anche a Massimo Troisi, che vi ambientò alcune scene de “Il Postino”.

Spero che questo itinerario letterario vi sia utile, intanto vi assicuro che Procida vi ammalierà e non potrete più dimenticarla!

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